Bio for Food, i nuovi pionieri del cibo

E' importante applicare le regole dell'agricoltura biologica utilizzando le migliori pratiche biologiche

Le nostre interviste

Per fare cibo vero ci vuole agricoltura vera. E per fare agricoltura vera sono necessarie le persone, persone vere… (Carlo Petrini)

Ho riletto qualche tempo fa uno dei miei libri favoriti, edito nel 1993 da Tecniche Nuove, “La terra ritrovata Storie e immagini dei protagonisti dell’agricoltura biologica” di Remo Morlacchi e Danilo Neucari, che racconta di donne e di uomini che nei primi anni ’70 hanno deciso di andare controcorrente, tra l’incredulità e lo stupore dei loro “colleghi”, per restituire alla natura il suo ruolo di custode del pianeta, salvaguardando e migliorandone il benessere.
Questi personaggi hanno invertito la rotta, disconoscendo le leggi che imponeva l’agricoltura chimico-industriale, distruttiva, utilizzata in modo indiscriminato e pericolosa per l’ambiente e la salute e hanno scommesso “al buio” sulla via del rispetto e dell’amore per la terra, cercando un nuovo metodo di approccio all’agricoltura.


Primi passi

Molti di loro, così coraggiosi e straordinari non sono più presenti fra noi, ma hanno lasciato un’eredità importante, indicando la via che ha portato e tuttora porta all’agricoltura biologica, che non utilizza pesticidi e fertilizzanti chimici, ma che ha come fine la tutela della natura, del suolo, del territorio, della biodiversità, senza alterarne e forzarne i cicli.
Sono nate così, con tanto coraggio e pochi mezzi, piccole attività criticate e, spesso, osteggiate dalle istituzioni, ma condotte da persone che avevano ben chiaro il loro ideale e i mezzi per realizzarlo.
Nel tempo, si sono trasformate in aziende, si sono consolidate e, con l’affermarsi del biologico nel mercato agroalimentare, sono diventate anche una voce di peso nel bilancio delle nostre esportazioni e i loro brand occupano uno spazio sempre più ampio nelle proposte di vendita dei supermercati, ma vediamo meglio.


Bio: contraddizioni della Grande Distribuzione Organizzata


Un discorso a parte, infatti, dovrebbe essere fatto per la GDO (Grande Distribuzione Organizzata) che, attualmente, riempie gli scaffali di prodotti biologici, perché apprezzati dai clienti che esigono qualità per un’alimentazione più sana e consapevole, ma che spesso, per ragioni di profitto, predica bene per quanto riguarda la promozione del bio, ma razzola male in tema di prodotti e alimenti che propone.
Ogni medaglia, infatti, ha il suo dritto e il suo rovescio e si è creata una frattura fra i prodotti da agricoltura biologica di piccole aziende e il biologico definito industriale. La GDO, infatti, pur distribuendo bio, secondo i piccoli produttori non ne rispetta i criteri fondamentali.
Sia i consumatori sia gli attivisti hanno notato una mancanza di coerenza fra la promozione e la vendita: la grande distribuzione spesso trascura il rispetto della natura, la solidarietà tra i produttori, la diversità delle colture e degli allevamenti e, inoltre, ignora la stagionalità e la filiera a “km 0”.

la-produzione-dei-giovani

I “nuovi” pionieri

È necessario, quindi, opporsi a questa situazione per ritornare alla purezza delle origini del bio e offrire ai consumatori prodotti sani, conquistare la loro fiducia e dare garanzie certe del “buon fare” (best practices) del produttore biologico.
È da questi capisaldi che bisogna ripartire, ritornare al sapere antico e fare tesoro delle esperienze passate. Da allora sono trascorsi cinquant’anni… Ma chi è disposto ora ad abbandonare tutto per raccogliere il testimone di questi “vecchi” pionieri italiani? Sono partiti dal nulla, con il solo bagaglio dei loro ideali, della loro passione e hanno cercato, tentato di riscrivere la storia dell’agricoltura italiana, tra mille difficoltà, delusioni, ostacoli, sono riusciti a trasformare la natura in cibo vero che è necessario non solo a chi ne usufruisce, ma è utile anche a quel sistema complesso che è la Terra.
Mi sono posta così l’obiettivo di trovare nell’ambito dell’agricoltura bio, qualche giovane imprenditore pronto ad assumersi i rischi di condurre la sua azienda secondo tutti i criteri del biologico che produce “cibo vero” a 360°.
Ho incontrato alcuni “temerari” che hanno accolto la sfida e preso il testimone in circostanze diverse, per esempio alle fiere di settore, a convegni o anche in situazioni che nulla avevano a che fare con l’argomento bio.
Sono stati sempre scambi proficui e interessanti e, a prescindere dall’aspetto tecnico ed etico della loro scelta, quello che più mi ha colpito è stato il lato umano. Volevo rendermi conto del motivo della loro scelta così drastica, lasciare carriere promettenti e sicure che garantivamo anche una certa agiatezza, per scommettere e puntare sull’agricoltura biologica che proprio semplice non è.

Leggi anche: Il mais spinato di Adriano Galizzi

Progetto


La mia curiosità era stata ampiamente soddisfatta, ma il passo successivo doveva dare un senso a questi incontri, raccontandoli, perché è fondamentale fare rete e divulgare la storia della vita di queste persone, le loro esperienze, segnate dall’amore condiviso per la terra, le loro fatiche, la volontà e la costanza, le sperimentazioni, i fallimenti e la soddisfazione per le conquiste raggiunte.
Il progetto ha impiegato un po’a prendere forma e alla fine ho scelto la soluzione più semplice, ma anche la più immediata. Ho pensato a una “galleria virtuale” dove, attraverso questo mio blog, far conoscere al maggior numero di persone possibile i protagonisti veri, che vivono nelle nostre campagne e che insieme alla terra si prendono cura dell’ambiente, degli animali e del paesaggio senza stravolgere nulla, consapevoli di essere i custodi e i responsabili di quanto li circonda.
“Ogni loro parola è una dichiarazione d’amore per la Terra ma è anche l’intensa, minima, sfaccettatura di un qualcosa di enorme che nessuno riuscirà mai a semplificare, calcolare, ripetere senza viverlo fino in fondo”. (Carlo Petrini Presidente di Slow Food Internazionale)

Usa la mail per ricevere i prossimi articoli