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Quale ambiente?

Il 5 giugno 2023 si sono celebrati 50 anni della Giornata dell’Ambiente, un cinquantesimo importante, ricordiamocene tutti i giorni


La storia

Il “problema ambiente” era da tempo sotto la lente di ingrandimento. Nell’aprile del 1968 Aurelio Peccei, imprenditore italiano costituì l’associazione no-profit Club di Roma, città nella quale si tenne la prima riunione, in collaborazione con alcuni studiosi, scienziati, leader politici, intellettuali italiani e stranieri.
Il Club aveva come fine l’individuazione dei problemi che il pianeta avrebbe dovuto affrontare nel suo futuro, sotto ogni punto di vista per analizzarli e cercare in ogni campo le soluzioni alternative possibili, nel contesto mondiale.
Da allora quali obiettivi sono stati raggiunti, quali progressi sono stati compiuti?


Cento pagine per l’avvenire – La visione di Alberto Peccei


Nel 1981, esce il libro di Alberto Peccei Cento pagine per l’avvenire, nell’opera l’autore illustrava con grande lungimiranza e preveggenza la via che l’umanità avrebbe dovuto percorrere per mantenere un equilibrio positivo tra la crescita economica e materiale e le risorse umane e naturali.
L’analisi di Peccei è molto chiara: la chiave, il principio fondamentale, il pensiero fondante, il pilastro sul quale basare tutto il lavoro dello sviluppo del genere umano sta nell’individuo, deve essere connaturato in lui, qualunque sia la sua posizione sociale. Non solo, l’autore manda un chiaro appello ai giovani, perché nelle loro mani è il futuro da costruire. Un futuro che abbia “una prospettiva innovatrice, fondata su strategie globali, sulla collaborazione mondiale, su principi e pratiche di uguaglianza reciproca tra paesi ricchi e paesi poveri”.
Insomma, si tratta di dare fuoco alle polveri, di dare vita a una rivoluzione innovatrice e globale, come unica via di salvezza per il pianeta.

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I precursori


Rachel Carson, già citata in un mio precedente articolo, nel 1962 con il suo libro Silent spring illustrava i disastri ambientali che continuavano a essere perpetrati ai danni del pianeta a causa dell’impiego indiscriminato degli insetticidi di sintesi, primo fra tutti il d.d.t. ampiamente utilizzato per combattere i parassiti delle colture e dell’uomo.

Dieci anni dopo, nel 1972, Barry Commoner biologo con la sua opera The closing circle, denuncia i pericoli della manipolazione e conseguente sostituzione da parte dell’industria chimica delle materie prime con composti inesistenti in natura, per esempio i detergenti che eliminano il sapone, la plastica che elimina il legno, le fibre polimeriche che eliminano cotone e lino, che sostituiscono quelli usati tradizionalmente. Commoner sostiene che il consumatore non ne trarrebbe nessun vantaggio, ma in compenso consentirebbe maggiori utili ai produttori.

XXI secolo Red Alert!


Sono trascorsi decenni, siamo addirittura entrati in un secolo nuovo, ma la situazione non è affatto migliorata, anzi se possibile, di questo passo, si va a rotta di collo verso la catastrofe planetaria.
Si continuano a celebrare con molta compunzione e convinzione tante giornate: quella delle api, della Terra, del clima, della biodiversità, degli alberi, delle foreste, dell’acqua, come se fossero elementi a sé stanti… ma non sarebbe più utile, invece, ricordarci ogni giorno di compiere quei gesti, anche piccoli, forse insignificanti ai nostri occhi, che tutti insieme porterebbero vantaggi al pianeta? Un vecchio proverbio milanese dice: Var pusèe un andà che cent “andemm”. (Vale di più un andare che cento “andiamo”). Sarebbe forse il caso che ognuno lo prendesse come un insegnamento.

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Piccolo vademecum per le vacanze e non solo

L’estate è prossima. Si avvicinano le vacanze, tutti abbiamo voglia di rilassarci e così capita, magari, di essere un po’ meno vigili e attenti a quel che ci circonda, non dimentichiamoci, però, che le buone norme di comportamento in ferie non ci vanno mai.
Vanno, dunque, rispettate sempre quelle regole che non danneggino l’ambiente e, soprattutto, la biodiversità.
Già, la biodiversità… ma, infine, che cos’è? Molte le definizioni importanti che parlano di differenze di varietà biologiche sia animali sia vegetali che devono mantenere, interagendo fra loro, un equilibrio stabile, dove tutto è utile e necessario, anche il più minuscolo essere vivente, ne farò un esempio molto semplice.
Un bel prato, appena fuori città, dove capita qualche volta di andare a fare un picnic o una semplice passeggiata.
A un primo sguardo, si vede una uniforme distesa di verde, qualche albero, qualche cespuglio e dei puntini più o meno grossi, più o meno colorati che dovrebbero essere dei fiorellini. Nessuno ci fa caso, non presta più di un’occhiata, ma già questo è un esempio di biodiversità.
Fra quei fili d’erba, in mezzo a quegli umili capolini di campagna dalle tinte variegate, pullula una vita nascosta, un vero microcosmo del quale noi stiamo godendo.
Franco Piavoli, nel suo lungometraggio dal titolo “Il pianeta azzurro” ne ha mirabilmente documentato ogni istante. In questo lavoro, l’autore osserva durante il ciclo delle quattro stagioni, quanto succede alla campagna e al paesaggio che la compone, mettendo in risalto un equilibrio che mai si altera.


Le responsabilità verso l’ambiente


Siate responsabili e consapevoli, non strappate inutilmente ciuffi d’erba, non cogliete fiori per farne coroncine o mazzetti, perché a casa, freschi, non arriveranno comunque. In più, se potete, evitate di schiacciare e uccidere insetti.
Nei boschi, non buttatevi sul primo fungo che vedete e munitevi di tesserino, non strappate rami o foglie dagli alberi e non estirpate fiori, in particolar modo quelli che appartengono a specie protette come i ciclamini e le stelle alpine; non accendete fuochi e non fumate. Piuttosto state in silenzio, godetevi in tutta tranquillità i rumori e i suoni della natura, tenete il cellulare in tasca, silenzioso e parlate con le nuvole e con gli alberi, abbracciateli stretti, con un po’ di attenzione e di pazienza, sentirete la linfa che scorre, vivificante, dentro di loro.
Al mare, riappropriatevi del senso dell’infinito. Troppo abituati a stare in spazi angusti e con orizzonti limitati, dobbiamo riabituarci, letteralmente, a guardare molto più in là del nostro naso e imparare a cogliere ogni sfumatura del colore del mare, i suoi movimenti e magari anche a conoscere i ritmi delle maree e dei venti; rispettiamo le creature marine, senza fare incetta in modo sconsiderato di frutti di mare, pesci, crostacei, giusto per mostrare i nostri trofei agli amici.
L’acqua, non sprechiamola, non scambiamo la spiaggia per il nostro bagno, con schiume, gel e sciampi; un conto è una sciacquata con un breve passaggio sotto la doccia, altro è invece lasciare una scia di avanzi di saponi vari, più o meno inquinanti.
Infine, la nota più pesante e forse più impegnativa: abbandonate l’uso della plastica, sacchetti, stoviglie, bottiglie… è più di un danno, è una vera catastrofe per tutto l’ambiente e anche per noi.
Quando ve ne andate dal luogo dove avete passato una buona giornata, voltatevi indietro, salutate la natura che vi ha accolto benevola, ma soprattutto controllate di avere lasciato tutto pulito e in ordine, senza tracce del vostro passaggio, perché il pianeta Terra è unico, un altro in sostituzione non esiste.

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